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watch details

1928 GOLF CARTOLINE VILLA D'ESTE COUNTRY CLUB ILLUSTRATE STELLETSKI & DITIATINA

Estimated price for orientation: 169 $

Category: Other Vintage Golf Equipment
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Description
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"GOLFER'S POST CARDS, ILLUSTRATED BY STELLETSKI AND DITIATINA": eccezionale lotto di 4 cartoline originali, ANCORA CONTENUTE NELLA LORO BUSTA ORIGINALE ILLUSTRATA, realizzate per il VILLA D'ESTE COUNTRY - CLUB DI MONTORFANO SU ORDINAZIONE DEL RUSSO N. POPOFF CHE FU IL PRIMO GRANDE CADDIE DEI CAMPI DA GOLF DI VILLA D'ESTE.
Sicuramente quindi le cartoline sono databili al 1928, anno in cui Popoff arrivò in Italia ed hanno come soggetti bambini e cani cattivi (per fargli paura) perchè il suo compito era di insegnare ai ragazzi a diventare ottimi 'porta bastoni' sui campi da golf.
Perfettamente conservate. Di grade rarità.

Che golf sarebbe senza portabastoni? Il primo a calcare il green di Montorfano viene addirittura dalla Russia, e di lui si conosce solo il cognome: Popoff. Arriva al Club nel 1928, dove insegna ai ragazzini del paese le regole fondamentali per diventare degli esperti portabastoni.L’idea del Country Club nasce in uno degli hôtel più belli del mondo. Maestoso, affascinante, immerso nel lago di Como poco dopo il centro di Cernobbio, il Villa d’Este è albergo di charme fra i più celebrati, a lungo dimora e rifugio della grande aristocrazia europea. Lì il conte Alberto Bellinzaghi Locatelli e il dottor Guglielmo Dombrè, con altri amici, accarezzano il progetto di realizzare uno dei primi golf italiani. Azionisti del meraviglioso albergo, hanno il progetto chiaro in mente ma, per motivi di spazio, il campo non può sorgere accanto al Villa d’Este.Dopo un vano tentativo nel 1924 di trovare a Cernobbio un terreno adatto, la ricerca del luogo ideale li porta a una quindicina di chilometri di distanza, fino al piccolo lago di Montorfano. In mezzo a un bosco di trentamila alberi l’idea prende corpo. In Italia in quel momento esistevano solo sei campi: erano l’Acquasanta di Roma (1903), Menaggio (1907), Bogliaco (1912), Campo Carlo Magno a Madonna di Campiglio e Claviere (1923), l’Alpino di Stresa (1924). Ma i ricchi americani, che amavano tanto i laghi italiani, a golf ci giocavano parecchio e continuavano a stupirsi come, vicino a un seducente capolavoro quale era l’hotel Villa d’Este, non ci fosse un percorso destinato al loro passatempo preferito. L’8 luglio 1925 il consiglio di amministrazione dell’albergo nomina un comitato che si deve occupare della costruzione del campo. Bellinzaghi è il presidente, affiancato da Dombrè nel ruolo di commissario sportivo e da Amerigo Ponti quale tesoriere. A ottobre viene confermato il terreno in località Monte Orfano e poco dopo viene anche scelto chi dirigerà i lavori. L’architetto designato è James Peter Gannon, gran giocatore di golf. Nono figlio di irlandesi emigrati a Buenos Aires, tornò in Europa all’inizio del ’900 e venne ordinato prete, a Londra. Assunto come direttore nel club più antico della Svizzera, a St Moritz, decise poi di mettere da parte la tonaca. Si sposò e iniziò a disegnare campi di golf. L’Italia lo adottò subito e alla sua matita si devono gli splendidi percorsi di Milano, Courmayeur, Firenze Ugolino, Sanremo e Varese. Il suo primo progetto nel nostro Paese fu però proprio il Villa d’Este Country Club. 1926 Il Comitato inizia a cercare proseliti in tutta la Lombardia. A fronte di un contributo con carature di 500 lire, chi sottoscriverà l’impegno potrà fregiarsi del titolo di “socio fondatore perpetuo”. Sommate alle entrate economiche più rilevanti, effettuate dal ristretto gruppo dei fondatori, le quote portano il totale raccolto a 110.000 lire, capitale sufficiente per far partire i lavori. Con i consigli di Gannon e del suo socio, il maggiore Cecil Blanford, i soci cercano di venire a capo del non facile intrico di terreni e di concessioni, mentre nel frattempo si cominciano a modellare le prime buche. Il campo viene inaugurato nel mese di ottobre e subito chiede l’affiliazione alla Associazione Golf Italiana, che stava nascendo in quel periodo. Presidente del Circolo ai suoi albori è il già citato Alberto Bellinzaghi Locatelli, che rimane in carica fino al 1936. 1928 - 1932 Dopo le prime tre all’Alpino di Stresa, Villa d’Este accoglie la quarta edizione dell’Open d’Italia, che allora si chiamava Campionato Internazionale Omnium. È il francese August Boyer a imporsi. Già vincitore nel 1926 all’Alpino, Boyer vince anche nel 1930 e 1931 ed è secondo nel 1929 dietro Golias e nel 1932 alle spalle di Boomer, a riprova del suo grande feeling per Villa d’Este. Il 1932 è anche l’anno dei primi Campionati Internazionali Dilettanti d’Italia. Li vinse l’inglese Dewiel, che ebbe la meglio sull’italiano Crivelli. In quel periodo si perfeziona la costruzione della clubhouse, realizzata in sincronia con il campo dall’architetto Giuseppe Bergomi, fra i sottoscrittori delle carature per il primo finanziamento del club. Primo greenkeeper ufficiale del Circolo è Pietro Giannotti, che inizia il suo lavoro nel 1926 e lo continuerà fino al 1959.(estrapolato dal sito:golfvilladeste.com)Dmitri Semionovitch Stelletsky (en russe Дмитрий Семенович Стеллецкий, né à le , mort à le ) est un , , , , et . Dmitri Semionovitch Stelletsky est né dans une famille noble de militaires, de prêtres et de grands lettrés, issue de Cosaques d'Ukraine, et rien, apparemment, ne le prédisposait à la vocation artistique. Son père avait acheté une propriété et des terres à (), à dix-huit verstes au Sud du massif forestier de Belovejsk (Беловежская пуща). Vivant en France depuis juillet 1914, respectivement à Paris (de 1914 à 1918), à Cannes (de 1918 à 1927), à (de 1927 à l'hiver 1943-1944), à , à Paris puis à Sainte-Geneviève-des-Bois à la Maison Russe (de l'hiver 1943-1944 à sa mort), il se trouvait donc en France juste avant les déclarations de guerre en Russie et en France, et n'a jamais pu retourner dans sa patrie : il fut donc émigré malgré lui. En 1929, il acquiert à La Napoule, sur les premières pentes de l', un petit terrain de 460 m2 sur lequel il bâtira lui-même une maisonnette-atelier, qu'il nommera simplement Le Toit. Entièrement peinte à l'intérieur de fresques inspirés par les bylines russes, malheureusement détruites soit pendant la guerre, soit après, des photographies-cartes postales nous montrent le Maître de La Napoule assis sur un petit divan, parmi ses œuvres.